Una vocazione produttiva antica
La produzione di fittili in area pisana dal periodo etrusco all’età romana
In ambito pisano la tradizione artigianale ceramica era già consolidata in età etrusca e si sviluppò ulteriormente durante il processo di romanizzazione (III-II sec. a.C.), per costituire poi, con la produzione dei vasi in “terra sigillata” (ceramica da mensa rivestita di vernice rossa) uno dei fenomeni più rilevanti dell’economia antica (30 a.C.-150 d.C.).
Le produzioni pisane di vasi comuni, di anfore e di laterizi vennero realizzate da piccoli-medi ateliers distribuiti in tutto il territorio e concentrati in due poli principali, lungo l’Arno alla periferia di Pisa e nel retroterra di Portus Pisanus, mentre la terra sigillata era manufatta con argille dell’Auser/Auserculus (odierno Serchio) dal distretto nord-occidentale della città almeno sino a Migliarino.
Tra i vasi per cucinare le “olle” (pentole) costituivano la forma più diffusa ed erano tipiche dei sistemi alimentari poveri, per cuocere pultes (pappe, polente, zuppe), legumi e, più raramente, carne in immersione.